TABU S.p.a., la Corte dichiara l'inammissibilità del ricorso
Pubblicato il: 3/16/2021
Gli Avv.ti Leonardo Vesci e Giovanni Simone hanno assistito Tabu S.p.a. mentre Guene Aly è stato rappresentato dall'Avv.to Roberta Palotti.
La Corte d'appello di Milano, con sentenza resa pubblica in data 29/6/2018; in riforma della pronuncia di primo grado, dichiarava illegittimo il licenziamento per giusta causa intimato in data 22/6/2016 dalla Tabu s.p.a. nei confronti di Guene Aly, e condannava la società alla reintegra di quest'ultimo nel posto di lavoro oltre al risarcimento del danno dal dì del licenziamento sino a quello della effettiva reintegra.
La Corte perveniva a tale convincimento dopo avere rimarcato la genericità che connotava la contestazione disciplinare formulata dalla società in violazione dell'art.7 1.300/1970: era mancata, infatti, "la indicazione dell'istruzione del datore di lavoro che il lavoratore si sarebbe rifiutato di eseguire," come pure era "del tutto assente l'indicazione delle parole irriguardose che lo stesso avrebbe indirizzato al datore di lavoro"; tali carenze si erano tradotte in una chiara violazione del diritto di difesa del lavoratore incolpato. La cassazione di tale pronuncia è domandata dalla società Tabu sulla base di due motivi ai quali oppone difese la parte intimata con controricorso.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso. Condanna la ricorrente al pagamento delle spese del presente giudizio che liquida in euro 200,00 per esborsi ed euro 5.250,00 per compensi professionali, oltre spese generali al 15% ed accessori di legge.