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La Corte rigetta il ricorso di Poste Italiane Spa nei confronti di Virgulti Fabrizio


Pubblicato il: 2/22/2022

Sergio Galassi ha rappresentato Poste Italiane e Angelo Colucci e Massimo Monaldi hanno difeso Virgulti Fabrizio.

Con la sentenza n. 630/2006, il Tribunale di Ancona ha revocato il decreto ingiuntivo emesso in favore di Poste Italiane S.p.A., nei confronti di Fabrizio Virgulti, per la somma lorda di Euro 36.338,38, a titolo di restituzione di somme corrisposte in esecuzione di una pronunzia del Tribunale, poi riformata dalla Corte di Appello di Ancona - con la quale era stata disposta, in favore del Virgulti, la conversione di un contratto di lavoro a termine in uno a tempo indeterminato -, limitando la condanna della società datrice al pagamento della indennità omnicomprensiva di cui all'art. 32, comma 5, della I. n. 183 del 2010, nella misura di due mensilità e mezzo dell'ultima retribuzione globale di fatto, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria. In sede di opposizione, Poste Italiane S.p.A. ha, infatti, riconosciuto che parte della somma ingiunta non era dovuta, in quanto la somma da ripetere era da limitare a quella pagata dalla società con il cedolino dello stipendio del novembre 2006, pari alla somma lorda di Euro 23.500,91; somma, quest'ultima, al pagamento della quale, in favore della società, il Tribunale di Ancona, con la sentenza n. 242/2015, ha condannato il lavoratore opponente, previa detrazione degli oneri fiscali, nonché della somma di Euro 5.479,81 (dovuta a titolo di indennità ex art. 32 della I. n. 183 del 2010), oltre interessi, come per legge. Con sentenza pubblicata il 27.9.2016, la Corte di Appello di Ancona, «in parziale riforma della sentenza appellata» - confermata nel resto -, ha disposto che «dalla somma di Euro 5.749,81, indicata nel dispositivo della sentenza, debbano ulteriormente detrarsi i relativi oneri fiscali», ai sensi dell'art.

17 TUIR, essendo la predetta indennità soggetta a tassazione separata (v., in particolare, pag. 4 della sentenza impugnata). Per la cassazione della sentenza Poste Italiane S.p.A. ha proposto ricorso articolando tre motivi, cui Fabrizio Virgulti ha resistito con controricorso.

La Corte rigetta il ricorso; condanna la società ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di legittimità, liquidate in Euro 1.200,00 per compensi professionali ed Euro 200,00 per esborsi, oltre spese generali nella misura del 15% ed accessori di legge.