La Corte di Cassazione accoglie il ricorso presentato da Sabatino Cannavacciuolo
Pubblicato il: 5/12/2022
Cannavacciuolo Sabatino è stato rappresentato dall'Avv.to Giovanni Bianco.
Con ordinanza emessa in data 28 luglio 2021 il Tribunale del riesame di Napoli ha confermato la decisione del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli del 16 giugno 2021, che applicava a Cannavacciuolo Sabatino la misura della custodia cautelare in carcere in ordine all'omicidio di Caruso Adalberto, avvenuto in Acerra il 19 settembre del 2015. In tale occasione la vittima veniva raggiunta da un colpo di arma da fuoco sparato a bruciapelo alla nuca, esploso da un individuo, secondo le dichiarazioni rese da due testimoni oculari (Del Prete Vincenzo e Santoro Giovanni), con il volto coperto e dileguatosi, subito dopo, a bordo di un motociclo con un complice alla guida. A seguito di sopralluogo e di perquisizione domiciliare presso l'abitazione della vittima, gli inquirenti procedevano a raccogliere le sommarie informazioni di Caruso Ignazio, dalle quali emergeva, in particolare, la circostanza di un litigio avvenuto tra il padre e alcune donne del luogo. Queste verranno poi individuate in Tortora Veronica - convivente di Di Buono Antonio, figlio di Di Buono Vincenzo, referente della criminalità organizzata locale- e Di Fiore Maria. Le dichiarazioni delle stesse confermavano i motivi di contrasto tra le due famiglie, per avere l'Adalberto aggredito il padre delle sorelle Tortora (Tortora Tommaso). La figlia della vittima, Caruso Teresa, più in dettaglio, chiariva e ricostruiva in maniera dettagliata i fatti precedenti all'omicidio, forieri del suddetto contrasto, indicando puntuali episodi vessatori subiti dalla loro famiglia a seguito della banale pubblicazione, su un social network, di commenti provocatori. Determinante per la ricostruzione dell'omicidio, e per l'identificazione del mandante e degli esecutori materiali, è risultato, secondo le indagini, l'apporto collaborativo di Castaldo Gaetano, il quale ha ammesso le proprie responsabilità, con dichiarazioni auto ed etero accusatorie, in data 21 luglio 2016, alcune ore dopo il suo arresto avvenuto a seguito di una più ampia indagine relativa a condotte criminose della criminalità acerrana. Affiliato al gruppo camorristico facente capo a Di Buono Vincenzo, alias "O' Marcianisiello", il Castaldo, oltre a riferire in ordine al ruolo svolto per anni all'interno del sodalizio, dichiarava di essere stato incaricato, insieme a Cannavacciuolo Sabatino, da Di Buono Vincenzo di commettere l'omicidio di Caruso Adalberto, cognato di Cuono Lombardi, per motivi principalmente attinenti alla divisione degli introiti legati alle attività estorsive. Aggiungeva, in particolare, di essersi recato, la sera dell'omicidio, a casa del mandante per prendere la pistola cal. 38 e poi, in sella allo scooter guidato dal Cannavacciuolo, di essere andato in piazza San Pietro dove avrebbe eseguito il fatto delittuoso. Il Castaldo indicava, altresí, il luogo ove era stato bruciato lo scooter insieme al bossolo sparato (in via Caruso, zona periferica di Caivano) e la somma ricevuta per aver commesso tale delitto . Sul fatto di sangue riferivano anche altri due collaboratori di giustizia, De Falco Impero (in data 10 ottobre 2016) e Piscitelli Alfonso (in data 30 marzo 2018), fornendo versioni ritenute coincidenti con le dichiarazioni del Castaldo. Il primo confermava il movente -che era da individuarsi nell'aggressione compiuta dal Caruso nei confronti delle sorelle Tortora- e il mandante -Di Buono Vincenzo, per averglielo quest'ultimo confidato-; il Priscitelli, pur errando nel nome della vittima, confermava il movente, il mandante e l'esecutore materiale (facendo riferimento a Gaetano il barbiere, persona che non sapeva in altro modo identificare). Nessuno dei due collaboratori, in ogni caso, faceva riferimento al ruolo attribuito da Castaldo all'odierno ricorrente Cannavacciuolo.
La Corte annulla senza rinvio l'ordinanza impugnata e dispone l'immediata liberazione di Cannavacciuolo Sabatino se non detenuto per altra causa.