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La Corte di Cassazione si pronuncia sul licenziamento di alcuni dipendenti di Intesa Sanpaolo


Pubblicato il: 11/11/2022

I ricorrenti sono stati rappresentati dagli avvocati Siro Centofanti e Fabrizio Domenico Mastrangeli; mentre Intesa Sanpaolo è stata rappresentata da Cesare Pozzoli e Angelo Giuseppe Chiello.

La Corte d'appello di Perugia confermava la sentenza del giudice di primo grado che aveva accolto la domanda avanzata da Onelio Diamanti, Giuseppe Ottaviani e Gina Santucci nei confronti di Intesa San Paolo s.r.l. (quale incorporante di Casse di Risparmio dell'Umbria s.p.a., che aveva in precedenza assorbito Cassa di Risparmio di Foligno s.p.a.), diretta alla declaratoria di inefficacia del licenziamento intimato ai lavoratori da Cassa di Risparmio di Foligno s.p.a. nel marzo 2003, all'esito di procedura di riduzione collettiva di personale.

Con sentenza n. 391 del 2012 la Corte di Cassazione ha cassato con rinvio la sentenza di appello, rimettendo le parti davanti alla Corte d'appello di Firenze; alla pronuncia di accoglimento in sede di rinvio seguiva altra sentenza (Cass. 7684 2016) di cassazione con decisione nel merito di rigetto delle domande, quindi altra sentenza della Corte di Cassazione con cui, in sede di revocazione, rilevato un errore di fatto nella decisione citata, le parti venivano rimesse davanti alla Corte d'appello per un nuovo esame delle questioni non trattate nei precedenti gradi.

La Corte d'appello di Firenze, in sede di rinvio, con sentenza del 5 luglio 2019, rigettava tutte le censure dei lavoratori.

Avverso la sentenza hanno proposto ricorso per cassazione i lavoratori sulla base di cinque motivi.

Si è costituita Intesa Sanpaolo s.p.a. con controricorso.

La Corte rigetta il ricorso. Condanna i ricorrenti alla rifusione delle spese di lite che liquida in complessivi euro 6.000,00 per compensi professionali, euro 200,00 per esborsi, oltre spese forfetarie nella misura del 15% e accessori come per legge.