Il CdS si pronuncia sul ricorso di Enel Produzione relativo alla sistemazione dei rifiuti nella Centrale Termoelettrica nel Sulcis
Pubblicato il: 3/23/2024
Nella vertenza, Enel Produzione S.p.A. è affiancata dagli avvocati Angelo Crisafulli, Matteo Benozzo e Francesco Bruno; Regione Autonoma della Sardegna è assistita dagli avvocati Mattia Pani e Giovanni Parisi; il Comune di Portoscuso è difeso dall'avvocato Silvio Pinna; Inail è rappresentata dagli avvocati Luciana Romeo e Renata Tomba.
Enel Produzione S.p.A. è proprietaria di un terreno di circa 14 ettari, denominato “Area 5”, in prossimità della sua centrale termoelettrica nel Sulcis. L’Area 5 era di proprietà comunale fino al 1961, per poi essere ceduta alla SMCS – Società Mineraria Carbonifera Sarda perché fosse adibita- su autorizzazione dello stesso Comune - “...alla sistemazione dei rifiuti della propria Centrale Termoelettrica”.
Il sito presentava originariamente una morfologia irregolare e delle depressioni naturali ma venne progressivamente modificato fino ad un livellamento totale al piano campagna in conseguenza del posizionamento in esso – fino al 1965 - delle ceneri di carbone originate dalla centrale, frammiste a terriccio e altri materiali. Al momento dell’acquisizione dell’impianto da parte di ENEL, a seguito della nazionalizzazione dell’energia elettrica, l’Area 5 si presentava nello stato in cui attualmente versa.
Dalla nazionalizzazione della centrale nel 1965 e fino al 1989, infatti, l’ENEL eseguiva gli abbancamenti sopra il livello del suolo, in sovrapposizione ai materiali già in posto, ma detto deposito successivo di ulteriori ceneri in loco venne rimosso nella sua totalità dalla stessa Società a partire dal 1990 quando, con DPCM del 30 novembre 1990, il territorio del Sulcis-Iglesiente venne dichiarato nel suo insieme dal Governo nazionale (inclusa quindi l’Area 5) “Area ad elevato rischio di crisi ambientale”, e venne approvato uno specifico “Piano di Disinquinamento del Sulcis-Iglesiente”.
ENEL presentava quindi un progetto e un’analisi di rischio che, in sede di Conferenza di Servizi decisoria del 27 novembre 2013, il MATTM respingeva sostenendo che il Volume fosse “una fonte attiva di contaminazione”, per cui la Società avrebbe dovuto presentare “un progetto complessivo di Messa in Sicurezza Permanente dell’intera area, la cui realizzazione potrà essere attuata per lotti funzionali privilegiando quegli ambiti territoriali che, sulla base delle informazioni già acquisite, presentano la maggiore criticità ambientale”.
L’opera si sarebbe dovuta concludere con la realizzazione di un canale in calcestruzzo armato destinata all’inalveamento del tratto terminale del Riu Perdaias, così da eliminare ogni possibile rischio idraulico gravante sull’area; e per la riqualificazione post-operam, ENEL proponeva la realizzazione sulla sommità della copertura di un parco fotovoltaico da 4.2 MWp e l’organizzazione di una attività di monitoraggio con stima preliminare per un quinquennio.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta), definitivamente pronunciando - dichiara il difetto di legittimazione passiva di INAIL; - respinge l’appello nei sensi di cui in motivazione. Condanna la parte appellante alla rifusione delle spese di lite che liquida in complessivi € 8.000,00 (ottomila), oltre accessori di legge, da corrispondere pro quota in favore del comune del Comune di Portoscuro, della Regione Sardegna, del Ministero dell’Ambiente e di INAIL.