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L'Autorità Portuale di Trieste vince il contenzioso tributario in materia di maggiorazioni IRES


Pubblicato il: 3/27/2024

Nel contenzioso, Autorità Portuale di Trieste è affiancata dagli avvocati Carolina Giordano e Massimo Campailla.

L’Agenzia delle entrate ricorre, con un unico motivo, contro l’Autorità portuale di Trieste avverso la sentenza indicata in epigrafe, con cui la Commissione tributaria regionale del Friuli – Venezia Giulia ha rigettato l'appello proposto dall’ufficio, in controversia avente ad oggetto l’impugnazione dell’avviso di accertamento, che rilevava in capo all’Autorità portuale per l’anno di imposta 2008 una maggiore Ires di 4.279.628,00, oltre interessi per euro 676.884,73 e sanzioni per dichiarazione infedele, derivante dall’assoggettamento a tassazione, a titolo di redditi diversi, dei canoni percepiti in relazione alla concessione di beni demaniali marittimi per 15.562.286,43 euro.

Il giudice di appello richiamava alcuni precedenti di legittimità (in particolare, Cass. S.U. n. 4925/2013) e riteneva che era incontestata sia la natura di ente pubblico non economico dell’Autorità portuale, sia la circostanza che quest’ultima svolgesse nel complesso attività preordinata al perseguimento del pubblico interesse, esclusa ogni finalità di lucro.

Rilevava la C.t.r. che, ai sensi dell’art.1, comma 993, legge 27 dicembre 2006, n.296, l’attività concessoria su beni demaniali non poteva produrre alcun tipo di reddito tassabile e che non aveva alcun fondamento la tesi dell’Agenzia delle entrate, secondo cui i canoni delle concessioni dei beni demaniali dovessero essere ricompresi nei redditi di natura fondiaria non determinabili catastalmente. Riteneva, invece, che la concessione dei beni demaniali costituisse esercizio di un pubblico potere, del tutto analogo a quello di qualsiasi ente territoriale che amministrava beni demaniali, come tale riconducibile nell’alveo delle funzioni statali e volto al corretto funzionamento delle aree portuali, concretizzandosi in poteri esercitati con una discrezionalità vincolata sottoposta ai controlli del Ministero dei trasporti (cfr. legge n.84/1994). Pertanto, secondo il giudice di appello, non erano tassabili i canoni relativi alle concessioni di beni demaniali

Secondo l’Agenzia ricorrente, invece, l'assenza di commercialità delle funzioni pubbliche esercitate da un ente pubblico (quale, appunto, l'Autorità portuale) consente a quest'ultimo di non assoggettare ad Irpeg/Ires i redditi prodotti in conseguenza della attività istituzionale (non considerati redditi di impresa), ma non consente anche di sottrarre dal reddito complessivo individuato dall'art. 143 T.u.i.r. le altre categorie reddituali e specificamente i redditi fondiari, non potendo trovare applicazione la presunzione di cui all'art.72 T.u.i.r. , di assorbimento nel reddito di impresa del reddito fondiario degli immobili strumentali all’attività di impresa, proprio in difetto della natura commerciale dell’attività svolta.

Avverso il ricorso dell’Agenzia delle entrate, l’Autorità portuale di Trieste resiste con controricorso.

La Corte rigetta il ricorso e condanna l’Agenzia delle entrate al pagamento in favore della controricorrente delle spese del giudizio di legittimità, che liquida in euro 27.000,00 per compensi, oltre il 15% per spese generali, i.v.a. e c.p.a. come per legge.