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Respinto il ricorso di Ceetrus Italy S.p.A. relativo al Piano Particolareggiato del Comune di Taranto


Pubblicato il: 10/1/2024

Nel contenzioso, Ceetrus Italy S.p.A. è affiancata dagli avvocati Marco Sica e Mariano Protto; il Comune di Taranto è assistito dagli avvocati Angela Maria Buccoliero e Giovanna Liuzzi.

Le appellanti, proprietarie di aree in cui sono interessate a realizzare un centro commerciale, impugnato la sentenza che ha disatteso le censure da queste proposte avverso la delibera con cui il Consiglio comunale di Taranto ha approvato un atto d’indirizzo «per non procedere alla redazione del Piano Particolareggiato in località Cimino»

Nel 2008 la società Duemari S.r.l. ha presentato una proposta di Piano di lottizzazione per la realizzazione di un complesso commerciale da destinare alla grande distribuzione.

Con nota della Direzione Urbanistica–Edilità del Comune di Taranto si è ritenuto di sospendere l’esame della proposta sino alla conclusione del già avviato procedimento di approvazione di Piano volto dotare la zona di infrastrutture. In seguito, Direzione Urbanistica–Edilità del Comune di Taranto ha provveduto alla redazione del Piano Particolareggiato.

Dopo aver contestato in via stragiudiziale l’inerzia del Comune nell’approvazione del Piano in questione, con un primo ricorso le società hanno adito il TAR per ottenere il perfezionamento della procedura.

Prima che si tenesse la camera di consiglio per la decisione del ricorso contro il silenzio, il 12 dicembre 2014 il Consiglio Comunale di Taranto ha approvato l’ordine del giorno avente a oggetto «Atto di indirizzo per non procedere alla redazione del Piano Particolareggiato in località Cimino Sottozona n. 3.32 della TAV. 5/3 del vigente P.R.G.»

Le due società hanno quindi impugnato l’ordine del giorno, come risultante dal resoconto stenografico della seduta, insieme agli atti presupposti o in esso citati, dando avvio al presente contenzioso (in primo grado il ricorso è stato iscritto a ruolo con RG n. 3102/2014).

Il presente contenzioso è stato definito in primo grado con la sentenza n. 330 del 2020, la quale ha dichiarato il ricorso, come integrato dai motivi aggiunti, improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse nella parte in cui tendeva ad ottenere l’ampliamento del centro commerciale già esistente (in quanto rispetto a esso nelle more era sopravvenuto il rilascio dell’autorizzazione commerciale e del provvedimento unico autorizzativo) e l’ha respinto per il resto.

 Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Seconda, definitivamente pronunciando sull’appello, come in epigrafe proposto, lo respinge; compensa tra le parti le spese di lite del grado.