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Il Consiglio di Stato chiarisce i presupposti per l'acquisizione sanante di un sito occupato illecitamente


Pubblicato il: 11/27/2024

Nel contenzioso, S.A.Te.Ca. - Società Alberghi e Terme di Calabria S.p.A. è affiancata dall'avvocato Ivan Incardona; il Comune di Acquappesa è assistito dall'avvocato Antonietta Vattimo.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 9120/2024, pur respingendo il ricorso della S.A.Te.Ca. – Società Alberghi e Terme di Calabria S.p.A. contro il Comune di Acquappesa e confermando la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria, ha espresso un significativo chiarimento circa i presupposti per l’acquisizione sanante di un sito occupato illecitamente.

La vicenda riguarda un procedimento espropriativo avviato dal Comune di Acquappesa nel 1992 e mai concluso, che ha portato all'occupazione e trasformazione irreversibile di una porzione di terreno di proprietà della S.A.Te.Ca. senza un formale provvedimento di esproprio.

La S.A.Te.Ca. aveva chiesto al TAR di ordinare al Comune di provvedere ai sensi dell'art. 42-bis del d.P.R. n. 327 del 2001, che prevede l'acquisizione sanante o la restituzione del bene occupato. Il TAR aveva dichiarato il ricorso inammissibile, sostenendo che la società non aveva presentato una formale istanza al Comune e che era decorso il termine annuale per la presentazione di una nuova istanza.

Il Consiglio di Stato ha confermato che, in caso di illecita occupazione di un immobile, l'amministrazione è obbligata a porre rimedio alla situazione contra ius, attivandosi d'ufficio per rendere la situazione di fatto conforme a quella di diritto. Questo obbligo sorge automaticamente una volta scaduti i termini del decreto di occupazione di urgenza e, in ogni caso, quelli per la valida adozione del provvedimento espropriativo. L'amministrazione deve quindi scegliere tra la restituzione dell'immobile e l'avvio del procedimento di acquisizione sanante, che consente di regolarizzare la situazione con efficacia ex nunc.

Il Consiglio di Stato ha inoltre chiarito che l'obbligo di provvedere non richiede una formale istanza da parte del privato, ma può essere sollecitato da quest'ultimo attraverso una diffida. Tuttavia, la mancata presentazione di una formale istanza non esonera l'amministrazione dall'obbligo di attivarsi d'ufficio. Nel caso specifico, il Consiglio di Stato ha ritenuto che il termine annuale per la proposizione del ricorso fosse decorso, rendendo inammissibile l'azione della S.A.Te.Ca. Tuttavia, ha riconosciuto la possibilità per la società di sollecitare nuovamente il Comune alla conclusione del procedimento, in applicazione dei doveri di collaborazione e buona fede che incombono sulle parti.

La sentenza sottolinea l'importanza del rispetto dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento dell'amministrazione, ribadendo che l'acquisizione sanante è uno strumento fondamentale per porre rimedio a situazioni di occupazione illecita e garantire la conformità dell'azione amministrativa alle norme vigenti.

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