La Corte d'Appello di Caltanissetta condanna Ciancimino al risarcimento dei danni per calunnia contro un ex Dirigente SISDE
Pubblicato il: 1/29/2025
Nel contenzioso, Polis Avvocati ha rappresentato il Dott. Lorenzo Narracci con un team composto dagli avvocati Michele Laforgia e Fabio Di Cagno.
I giudici siciliani della Corte d’Appello di Caltanissetta, a seguito dell’accertata falsità delle gravi accuse di collusione con la mafia avanzate nei confronti del Dott. Lorenzo Narracci, già Dirigente del SISDE attualmente in pensione, hanno condannato Massimo Ciancimino al risarcimento dei danni, quantificati in 120.000 euro, per calunnia aggravata.
La vicenda risale al 2010, quando Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, accusò Narracci, all’epoca dirigente del SISDE, di aver fatto da intermediario tra il padre, il boss Bernardo Provenzano e ambienti istituzionali. Tali dichiarazioni confluirono in un’indagine sull’ex Dirigente per concorso nelle stragi mafiose di Capaci e Via D'Amelio, archiviata dopo aver acclarato l’estraneità di Narracci alle gravi accuse contestate.
Ciancimino, infatti, non riconobbe Narracci e le sue accuse risultarono smentite e costruite ad arte. Condannato in sede penale per calunnia in primo grado, il reato fu dichiarato prescritto in appello e riassunto davanti al giudice civile per ottenere il risarcimento dei danni.
La Corte ha quindi ribadito la falsità delle dichiarazioni di Ciancimino, accertando che esse miravano a conferire credibilità giudiziaria ed enfasi mediatica al proprio racconto, screditando l’ex funzionario SISDE. Questo intento doloso, giudicato di particolare intensità, è stato ulteriormente aggravato dalla notorietà di Massimo Ciancimino, figura già sotto i riflettori per il ruolo centrale del padre nelle connessioni tra mafia e politica, e si è tradotto in un gravissimo danno, morale e di immagine, per Narracci, un leale servitore dello Stato.
La sentenza, immediatamente esecutiva, ha infatti disposto, oltre al risarcimento, anche la pubblicazione del dispositivo su tre quotidiani nazionali, a tutela della reputazione e della dignità di Narracci, la cui onorabilità era stata lesivamente compromessa.