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Respinto l'appello di Abramo Real Estate contro INPS per il diniego di integrazione salariale


Pubblicato il: 5/15/2025

Nel contenzioso, Abramo Real Estate S.p.A. è affiancata dall'avvocato Adolfo Larussa; Istituto Nazionale della Previdenza Sociale è assistito dagli avvocati Maria Passarelli, Mauro Sferrazza e Vincenzo Stumpo.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 03637/2025, ha respinto l'appello di Abramo Real Estate s.p.a. contro l'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), confermando la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale per la Calabria. La vicenda riguarda il diniego dell'INPS all'ammissione di Abramo Real Estate al trattamento di integrazione salariale ordinaria (CIGO).

Abramo Real Estate s.p.a. aveva impugnato i provvedimenti di diniego dell'INPS, sostenendo che la crisi aziendale fosse temporanea e non imputabile alla società. Il TAR Calabria aveva respinto il ricorso, ritenendo che la crisi fosse connessa alla situazione delle altre società del Gruppo Abramo, in particolare alla Abramo Customer Care S.p.A., in amministrazione straordinaria.

Il Consiglio di Stato ha rilevato che il potere discrezionale dell'INPS nella valutazione dei presupposti per l'ammissione al beneficio previdenziale è ampio e sindacabile solo se evidentemente illogico, incongruente o inattendibile. La documentazione prodotta da Abramo Real Estate non dimostrava una crisi temporanea del mercato immobiliare generale, ma piuttosto una crisi della Abramo Customer Care S.p.A.

Il Consiglio di Stato ha confermato che la crisi aziendale di Abramo Real Estate non era imputabile a eventi esterni o a una situazione anomala del mercato, ma derivava dalle relazioni con la Abramo Customer Care S.p.A. La richiesta di CIGO non poteva essere accolta, in quanto la crisi non era estranea all'organizzazione aziendale e non dipendeva da fattori esogeni.

In conclusione, il Consiglio di Stato ha respinto l'appello di Abramo Real Estate s.p.a., condannando la società al pagamento delle spese del presente giudizio, liquidate in 3.000 euro, oltre accessori di legge.

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