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Il Consiglio di Stato conferma la sanzione a Telecom: legittima la multa Agcom per la fatturazione a 28 giorni


Pubblicato il: 7/19/2025

Gli avvocati Francesco Cardarelli, Filippo Lattanzi e Carlo Edoardo Cazzato hanno assistito Telecom Italia S.p.A.; gli avvocati Gino Giuliano e Carlo Rienzi hanno rappresentato Codacons e A.U.S.Tel Onlus.

Il Consiglio di Stato, Sezione Sesta, con sentenza n. 5903/2025 (RG 7026/2024), pubblicata l’8 luglio 2025, ha respinto l’appello promosso da Telecom Italia S.p.A. contro l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), mantenendo la sanzione a carico dell’operatore. La controversia tra Telecom Italia e Agcom prende le mosse dall’irrogazione di una sanzione pecuniaria di 580.000 euro per la mancata variazione della cadenza di rinnovo e fatturazione delle offerte di telefonia fissa su base mensile, come previsto dalla delibera n. 121/17/CONS. Nel giudizio sono intervenuti Codacons e A.U.S.Tel Onlus, mentre Altroconsumo, Federconsumatori e Movimento Consumatori, pur destinatari degli atti, non si sono costituiti.

L’origine della vicenda risale al 2017, quando Agcom contestò a Telecom Italia il mancato adeguamento delle offerte di telefonia fissa entro il termine previsto dalla normativa di settore. Inizialmente, l’Autorità aveva irrogato una sanzione di 1.160.000 euro, poi ridotta a 580.000 euro con delibera n. 221/19/CONS a seguito della sentenza del TAR Lazio n. 5842/2019, che aveva escluso l’applicazione della sanzione nella misura maggiorata introdotta solo successivamente. Telecom impugnò entrambe le decisioni dinanzi al TAR e successivamente in appello davanti al Consiglio di Stato, contestando la legittimità e la quantificazione della sanzione.

Il TAR per il Lazio, con sentenza n. 9745/2024, aveva già respinto le censure di Telecom in merito alla rideterminazione della sanzione, ritenendo motivata e congrua la decisione dell’Autorità. Il Consiglio di Stato, nel successivo appello, è stato chiamato a esaminare solo il profilo relativo al quantum della sanzione amministrativa, dopo una lunga serie di precedenti giudizi che avevano già definito la fondatezza della violazione.

L’aspetto centrale della decisione si incentra su tre elementi giuridici: la motivazione della sanzione, la proporzionalità della stessa rispetto alla violazione, e l’assenza di disparità rispetto agli altri operatori. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che Agcom avesse fornito una motivazione sufficiente e articolata per la quantificazione della misura, richiamando i criteri sulla gravità, la personalità dell’agente (Telecom Italia) e le condizioni economiche (fatturato), come stabilito nelle deliberazioni contestate. La Corte ha inoltre chiarito che non esisteva incertezza normativa tale da giustificare una attenuazione della responsabilità e che la durata dell’infrazione (sei mesi) e la posizione dominante di Telecom amplificavano la gravità della condotta.

La sentenza definitiva ha confermato l’infondatezza dell’appello di Telecom Italia, ribadendo la piena legittimità della sanzione amministrativa di 580.000 euro disposta dall’Autorità. Sul piano pratico, Telecom Italia è inoltre stata condannata al pagamento delle spese del giudizio in favore di Agcom (4.000 euro), Codacons e A.U.S.Tel Onlus (4.000 euro complessivi), a conferma della soccombenza e della solidità giuridica della posizione dell’Autorità.