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La difesa chiede l’assoluzione per Shell dall’accusa di corruzione internazionale per la concessione petrolifera Opl-245 in Nigeria


Pubblicato il: 1/22/2021

Delfino e Associati Willkie Farr & Gallagher LLP Studio Legale ed il prof. Francesco Mucciarelli assistono Shell e ne hanno chiesto l'assoluzione "perché il reato presupposto non sussiste".

Si è svolto in Tribunale a Milano il dibattimento sulla vicenda che riguarda la concessione petrolifera "Opl-245" n Nigeria, siglata nel 2011 con il Governo dello stato africano da Shell ed Eni, e sulla quale i Pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro nel luglio 2020 hanno chiesto la condanna delle compagnie petrolifere a 1 miliardo e 92 milioni di dollari di confisca, più 900.000 euro di sanzione pecuniaria.

L’OPL 245 (Oil Prospecting Licence - Concessione esplorativa di idrocarburi) riguarda un’area delimitata situata in acque profonde (oltre mille metri), circa 150 chilometri al largo del delta del fiume Niger.

La difesa di Shell ha chiesto l'assoluzione "perché il reato presupposto non sussiste”, in quanto la Procura ha fatto risalire “il presunto accordo corruttivo al 1998, quando il blocco Opl-245 venne assegnato alla società Malabu” ovvero "prima che Eni e Shell comparissero sulla scena. Quindi la loro partecipazione a quell'accordo criminoso" qualora ci fosse stato "è impossibile”.

L’avvocato Bruno Cova, Partner dello Studio Legale Delfino e Associati Willkie Farr & Gallagher LLP, che assiste Shell nel procedimento ha asserito che "non c'è alcuna prova di somme pagate con fondi di Shell a pubblici ufficiali nigeriani o che somme da loro ricevute siano in alcun modo ricollegabile ad atti da loro compiuti in relazione Opl-245". Per l'avvocato Cova "mancano anche le prove che il gruppo abbia avuto un ruolo nel determinare l'uso che il Governo nigeriano ha fatto dei soldi dopo aver ricevuto il pagamento da Eni e Shell per la licenza e in particolare che Shell fosse a conoscenza dell'uso di tali somme dopo il loro versamento alla società Malabu".

Sempre in difesa di Shell, l’avvocato Francesco Mucciarelli ha asserito che la constatazione che la corruzione internazionale (art. 322 bis), reato a concorso necessario, «prevede l’accordo come elemento costitutivo della fattispecie, non basta il flusso di denaro: l’accordo tra corruttore e corrotto deve esserci, se no non si può parlare di corruzione, e deve esserci anche per gli eventuali altri concorrenti nel reato diversi dai concorrenti necessari: non c’era bisogno che recenti sentenze di Cassazione (riferimento all’assoluzione di Saipem nell’altro processo milanese sulle tangenti in Algeria, ndr) tornassero a battere su questo punto, perché sta già nella norma chiarissima».

Nel procedimento, l’avvocato Guido Alleva e l'avvocato Giuseppe Fornari agiscono in difesa del manager Eni Roberto Casula; l’avvocato Nerio Diodá è difensore della persona giuridica Eni; l’avvocato Massimiliano Foschini agisce in difesa dell’ad Eni Claudio Descalzi, mentre il difensore del predecessore ad Paolo Scaroni è l'avvocato Enrico de Castiglione, e quello del manager Eni Ciro Pagano l'avvocato Federica Rinaldini.